Rassegna stampa su Giovanni Rissone
da La Repubblica del 30-09-2003
I cittadini non meritano tutto questo
Vista da destra o da sinistra, la Sanità in Piemonte resta qualcosa di misterioso. È capace
di produrre miracoli quotidiani, ricerca di livello mondiale ed interventi record. E offrire, nella porta
accanto, la peggiore delle corruzioni. Da quello che prendeva le tangenti-cash anche sulle
cinquecentomilalire, ai celebri cardiochirurghi che amavano le fuoriserie, fino alla triste storia di un
supermanager che controllava i conti degli ospedali (e già lì qualcuno potrebbe arrabbiarsi)
e intanto teneva una barca a Sanremo.
La Sanità è questa,si dice: un potere troppo grande nelle mani di poche persone. Personaggi
che trovi al ricevimento in Prefettura o all'ultimo convegno, e qualche giorno dopo in manette. Medici che
scelgono l'ospedale, altri che lo trascurano. Funzionari diventati supermanager per via di una
lottizzazione. L'ossessione per i conti e per i bilanci, il disprezzo politico per il servizio pubblico
che viene fuori da certi settori della maggioranza regionale. Ma questa volta va in carcere un direttore
generale iscritto ai ds, che gestiva il settore più delicato dell'assessorato è stato
proprio Ferro, tanto per capirci, a formulare quel funesto parere per cui il Mauriziano è da
considerarsi un ospedale privato, con conseguente blocco e dirottamento dei fondi regionali, ed effetti
sul servizio sanitario che i lettori conoscono bene.
Con tutto il rispetto per gli inquisiti, quelli di ieri e quelli di domani, è allora il caso di
chiedere una maggiore attenzione politica e istituzionale, per un settore che tocca letteralmente la vita
dei cittadini. Dove la corruzione dovrebbe essere doppiamente odiosa, dove invece è troppo
frequente. Una sanità così non ce la meritiamo proprio.
(g. s.)
Iscritto ai ds, Ferro è direttore generale della Regione. Rapporti troppo stretti con il
proprietario della "Bernini", poi fallita
Sanità, lo scandalo non finisce mai
Usura e corruzione, preso manager. I giudici: "Quadro triste"
Ciriaco Ferro, uno dei tre direttori regionali della sanità, iscritto at Ds ma stretto
collaboratore dell'assessore D'Ambrosio, e stato arrestato ieri mattina con l'accusa di corruzione e
usura: secondo il capo d'imputazione, avrebbe ricevuto regali e "donnine" dal titolare della clinica
Bernini in cambio di favori e avrebbe fatto parte di un giro di prestasoldi di Saint Vincent. Sempre
ieri in Comune si è svolto un vertice sulle vicende del Mauriziano e degli Ospedali Valdesi:
è in arrivo da parte dell'Ulivo un piano sanitario "alternativo" a quello di D'Ambrosio.
Custodero e Giustetti
L'ordinanza del giudice Viti
"Reati gravi da criminale comune"
Non è un dirigente qualsiasi. È un uomo chiave della sanità piemontese. Un
funzionario di alto livello accusato non solo di corruzione ma anche di usura e di aver ottenuto, in
pagamento dei favori illeciti al titolare di una clinica privata, "prestazioni sessuali da parte di
prostitute in numero allo stato non esattamente quantificato". A un certo punto dell'ordinanza di arresto,
il gip Alberto Viti lascia trasparire il suo stesso stupore: "Colpisce che uomini che rivestono posizioni
tanto rilevanti si siano macchiati di reati ascrivibili piuttosto all'ambito della criminalità
comune". La storia del regali (barche e Porsche), della cooperativa dell'usura, degli intrecci che
rendevano Ferro "una sorta di dipendente del Verducci", titolare della clinica privata Bernini fa
emergere quello che i magistrati definiscono "un quadro triste e sconsolante sulle modalità con
cui è stata gestita una importante parte della sanità piemontese".
L'ordinanza, 56 pagine, è un atto d'accusa impietoso. Parte dalle intercettazioni telefoniche
effettuate già ai tempi dell'inchiesta Odasso, dai rapporti di amicizia che legano Ciriaco Ferro a
Salvatore Verducci, un personaggio di primo piano nel variegato mondo delle cliniche private piemontesi.
Verducci, scrive il gip, "gestisce le sue cliniche in modo scellerato e privo di scrupoli". Tanto che, a
un certo punto, farà bancarotta e finirà in carcere.
Paolo Griseri
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