Rassegna stampa su Giovanni Rissone
da Il Giornale del Piemonte del 30-05-2001
L'operazione al San Giovanni Bosco di Torino su una paziente colpita da un tumore benigno
Le ricostruiscono il volto, intervento di 24 ore
Il viso è stato rifatto utilizzando la cute di varie parti del corpo - Il chirurgo: "Esito eccellente, ma si deve puntare sulla prevenzione" -
La donna, 33 anni: "Avevo una macchia viola che pian piano mi ha sfigurata, ora ho una nuova vita"

"Sono operazioni difficili, soprattutto quando si pensa che sotto i ferri ci sono madri di famiglia, mogli e quindi si sente addosso un carico di responsabilità non indifferente", spiega il dottor Luigi Solazzo, chirurgo maxillofacciale, che ha eseguito l'intervento con il dottor Fabio Beatrice, otorinolaringoiatra, e il neurochirurgo Riccardo Boccaletti. "Fin da bambina - racconta L. M., la paziente - avevo una macchia viola sul viso che si intensificava quando mi arrabbiavo o cambiavo stato d'animo". Una macchiolina all'apparenza innocua ma che con l'andare del tempo si è trasformata in una mina vagante nel corpo di questa donna che da Trento è sbarcata sotto la Mole per farsi operare. "Nel 1992 mi è stata diagnosticata questa malformazione - prosegue la donna, che sarà dimessa lunedì mattina dal San Giovanni Bosco - poi, per le dimensioni assunte dalla lesione, i medici che mi hanno curato hanno preferito evitare l'intervento e procedere con dei pretrattamenti che avrebbero dovuto ridurre le lesioni del 70 per cento". Invece niente, la massa vascolare non diminuiva. AI contrario, aumentava ogni giorno di più. Fino a quando è stato necessario ricorrere al bisturi. Nelle arterie e nelle vene del volto affluiva più sangue del dovuto, creando così una sorta di ingorgo vascolare sul fronte destro del viso. "Normalmente - precisa Solazzo - sono patologie caratteristiche dell'età pediatrica, ma in questo frangente si è trattato di un caso diverso dagli altri". Ora però L. M. è in buone condizioni fisiche: autonoma, in grado di nutrirsi per via orale con intatte facoltà uditive, fisiche e verbali. "Se dovessi dire che cosa mi ha sostenuto di più nel corso di questa malattia, penso soprattutto alla voglia di vivere - conclude la paziente -. Ho ancora una vita davanti, con un marito e una bambina di due anni, Vanessa. Certo, per affrontare questo intervento mi è stato necessario molto coraggio". Non ha l'aria dell'eroina L. M., ma di chi ha sperimentato su di se il dolore, la speranza e il ritorno al sorriso. "Personalmente - aggiunge Solazzo - preferirei non trattare casi del genere, bisogna puntare di più sulla prevenzione di questi mali per evitare di arrivare a interventi a rischio come quello che abbiamo eseguito sulla signora. Anche se in questo caso, l'operazione è pienamente riuscita". Le componenti essenziali sono il sangue freddo, la lucidità e la precisione nel taglio. "Ci sono stati momenti -conclude Solazzo guardando la sua paziente - in cui abbiamo anche spento la radio e smesso di raccontare barzellette".
Fabio Marzano
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