GIOVANNIRISSONE
PSICHIATRA
MANAGER DELLA SANITÀ PUBBLICA E DELL'EMERGENZA
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Giovanni Rissone - Manager della sanità pubblica e dell'emergenza
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Giovanni Rissone - Una vita da matto vestito da dottore

Rassegna stampa su Giovanni Rissone


da La Repubblica del 06-05-2004

Inutile il vertice di ieri tra Genitori e l'assessore alla Sanità

Il neurochirurgo lascia "Piemonte addio..."

Clicca per scaricare l'articolo originale (formato pdf) Lorenzo Genitori se ne va. Lascia Torino e parte per la Toscana dove andrà a costruire la rete oncologica pediatrica. A nulla è valso il tentativo dell'assessore alla Sanità Valter Galante di convincerlo a restare. L'incontro avvenuto ieri mattina non è servito per trattenere il neurochirurgo e la sua équipe al Regina Margherita. Non è stato, tuttavia, un incontro del tutto negativo. Genitori, dopo la lite che l'aveva contrapposto al manager dell'azienda Gian Luigi Boveri (da lui accusato di "inerzia gestionale" per non aver speso un milione di euro donato dalla Lavazza per ristrutturare reparto e sala operatoria), s'è riconciliato con la città. Se ne va da Torino senza sbattere la porta. Ma - ha promesso - resterà come "consulente". In sostanza, fra specialista e assessore è stato fatto un patto. "Andrò in Toscana - ha spiegato Genitori - ma porterò la mia esperienza in Piemonte per costruire anche in questa regione una rete oncologica pediatrica. Rimarrò come consulente, la mia scuola proseguirà, il mio lavoro al Regina Margherita. Grazie alla telematica, parteciperò all'attività di diagnosi. E sarò a Torino a operare ogni qual volta sarà richiesta la mia esperienza". Insomma, Genitori abbandona l'Infantile, ma sarà in qualche modo presente nel mondo sanitario piemontese. La sua partenza è pur sempre mia sconfitta per la nostra Sanità. Ma la disfatta non è totale. Resta la figuraccia dell'azienda sanitaria materno infantile che nulla ha fatto per trattenere Genitori, facendo scappare il suo migliore specialista che attraeva malati da tutta Italia e anche dall'estero. Il neurochirurgo infantile s'è dimostrato ottimista. "Al Regina Margherita - ha spiegato resterà la mia allieva Paola Peretta che presto sarà affiancata da altri tre della stessa squadra. Ormai la soluzione del problema è di tipo politico. Se l'assessore vorrà, resterò in Piemonte come collaboratore per ottimizzare le risorse e migliorare l'organizzazione. C'è molto da fare per migliorare le attuali strutture. Sono convinto che anche dalla Toscana potrò essere ancora utile per Torino e il Piemonte. Non dipenderà solo da me. Bisogna vedere se le promesse che mi sono state fatte, in particolare da Galante, questa volta saranno mantenute. E non saranno come tutti i "sì" non seguiti da fatti che mi sono stati detti in questi due anni dal manager Boveri".
(a. cus.)

Duro attacco del clinico Zanon e del rappresentante Cgil Cartellà ai manager Boveri e Fornero

"Cacciate i rovina-ospedali"

Un sindacalista e un medico, di idee politiche opposte (il primo vicino al Polo, il secondo della Cgil), si sono trovati uniti nel difendere Lorenzo Genitori. E nel chiedere in coro le dimissioni di due manager sanitari (anch'essi uno del Polo, l'altro dell'Ulivo), Gian Luigi Boveri, direttore generale dell'azienda Sant'Anna-Regina Margherita, accusato di aver favorito la fuga di Lorenzo Genitori. E del suo collega Giulio Fornero, manager dell'Asl San Giovanni Bosco, responsabile della fuga di 5 primari insoddisfatti della "cura dimagrante" e dei tagli ai bilanci che sta vivendo l'ospedale di piazza Donatori del sangue.
"Se io fossi il presidente della giunta Enzo Ghigo - ha dichiarato Claudio Zanon, chirurgo oncologo al San Giovanni antica sede - chiederei le dimissioni sia di Boveri, che di Fornero. Perché non è più ammissibile che la sanità piemontese debba essere sottomessa a burocrati amministrativi il cui unico obiettivo è il taglio continuo delle risorse finanziarie, senza avere la capacità di gestire le risorse umane". A Zanon ha fatto eco Francesco Cartellà, capo della Cgil delle Molinette.
"Se è vero - ha detto - che per la loro inefficienza gestionale Torino ha perso specialisti di eccellenza, è giusto che quei due manager se ne vadano a casa. Ciò che è avvenuto, la fuga di Genitori e dei 5 primari del Giovanni Bosco, è il fallimento della sanità piemontese. È l'ennesimo segnale della sfiducia degli operatori nei confronti del sistema. Alle Molinette stiamo vivendo un caso emblematico: abbiamo aspettato per 27 mesi il rinnovo del contratto, e ora che finalmente l'abbiamo ottenuto, dobbiamo aspettare 3 mesi per incassare i soldi".
Ancor Zanon: "Nessuno è contrario alla razionalizzazione della spesa, sia chiaro, sprechi ce ne sono e vanno tagliati. Ma bisogna favorire chi ha i meriti, mentre oggi di distribuiscono nomine, qualifiche e promozioni in base a criteri di basso caboggio politico. È in corso un processo di burocratizzazione della medicina realizzata non solo da gente come Boveri e Fornero. Ma non dobbiamo dimenticarci che la gente viene in ospedale per farsi curare, per avere terapie e diagnosi, non per ottenere delibere. Da medico posso dire che fare operare un neurochirurgo dopo un'appendicite è un atto irresponsabile. Chiunque capisce che c'è qualcosa che non va se un tumore al cervello su un bambino è meno importante di un'appendice infiammata".
Per Cartella, "i casi del Regina Margherita e del san Giovanni Bosco non sono certo gli unici". "Anche alle Molinette - ha detto - stiamo vivendo da due anni in una situazione, per cosi dire, "ingessata". Per assurdo, dall'epoca di Odasso, non è cambiato molto, gli equilibri che lui aveva creato ci sono ancora e non consentono di modificare il governo dell'ospedale. I problemi organizzativi e l'inerzia gestionale, sommati ai deficit di bilancio, impoveriscono la Sanità".
Anche per Zanon il problema è generale per tutte le Asl piemontesi. "Purtroppo l'incapacità del governo clinico delle aziende e un problema che riguarda la maggior parte dei nosocomi della regione. Si tratta di Asl amministrate da manager che, dopo essersi trovati un padrino politico di destra o di sinistra, hanno come unico interesse la gestione ragionieristica delle risorse economiche, senza avere la capacità di gestire quelle umane che costituiscono la vera ricchezza delle aziende sanitarie".
Alberto Custodero

Interrogativi sul Giovanni Bosco

Parla Galante "Voglio capire cosa succede"

Assessore Valter Galante, il suo tentativo di trattenere Genitori è fallito. Ha rimorsi?
"Ovviamente di non essere stato capace di impedire la sua fuga in Toscana. Non è stata, però, una débacle totale. La sua genialità ci aiuterà, in futuro, per costruire in Piemonte una rete oncologica pediatrica. Non tutto è perduto".
Deve ammettere che Torino non ha fatto bella figura, se si considera anche la fuga di specialisti che sta avvenendo al San Giovanni Bosco. Ora un medico del Polo e un sindacalista della Cgil invocano le dimissioni dei manager dei due ospedali. Chiederà le "teste" di Boveri e Foriero?
"Chiaramente no. Attualmente non ci sono gli estremi. Verificherò se effettivamente al San Giovanni Bosco esistano malesseri gravi. Per quanto riguarda l'Infantile, Boveri mi ha assicurato che ha fatto di tutto per rispondere alle esigenze di Lorenzo Genitori".
Boveri dice di aver fatto di tutto, ma qualcosa non ha funzionato...
"Effettivamente, i tempi delle risposte di Boveri non sono stati quelli che forse si aspettava Genitori. Ma il manager ha fatto tutto quello che poteva per risolvere i problemi di quell'ospedale. Purtroppo le cose sono andate diversamente".
Dopo 4 mesi di gestione, qual è il suo primo, personale bilancio?
"Mi ero posto come primo obiettivo l'approvazione della legge per portare gli ospedali Valdesi nell'orbita del servizio sanitario regionale. Siamo a un passo dalla legge. Poi, ho dovuto affrontare il caso del Mauriziano e anche in questo caso abbiamo approvato una convenzione che ha dato risposte e certezze per i prossimi tre anni".
E ora di cosa si sta occupando?
"Di una rivoluzione che sta passando un po' inosservata: i nuovi criteri per la distribuzione del fondo sanitario alle varie aziende. Voglio creare un sistema trasparente e oggettivo che metta tutte le Asl sullo stesso piano. Ammetto, però, che è un'impresa ardua, che troverà enormi resistenze e che entrerà a regime non prima di due o tre anni".


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