Rassegna stampa su Giovanni Rissone
da La Repubblica del 03-10-2003
"Il mio appalto con tangente"
Una vittima racconta: costretto a pagare tre milioni
"Ho dato sei banconote da cinquecentomila in mano a un uomo. Aveva minacciato di farmi del male se non
avessi pagato la tangente, ho avuto paura. Lui lo conoscevo da quando eravamo ragazzi, ma non sono mai
riuscito a denunciarlo perché ero sicuro che senza alcuna prova nessuno mi avrebbe creduto". Angelo
M. (il nome è di fantasia) si commuove mentre racconta la sua storia di concussione. "Mi torna quel
magone e l'amarezza di quei giorni, perché quella gente non ha solo rubato i miei soldi, ha anche
insultato il mio lavoro e la mia dignità".
Tre anni fa Angelo vinse il bando regionale per una campagna pubblicitaria dell'assessorato alla
Sanità: "Una buona occasione, pensai, e invece si rivelò l'esperienza più brutta
della mia vita". Racconta: ricevuta la documentazione a casa, decise di partecipare alla gara e si
presentò in corso Regina, all'assessorato, con la sua offerta e tutta la documentazione. "È
lì che ho visto per la prima volta quell'uomo che conoscevo, mi sono stupito perché sapevo
che non era una persona raccomandabile, avrei dovuto capire cosa stava succedendo". Angelo salutò
il conoscente e rimase a parlare con gli atri due concorrenti, poi seppe che la sua campagna era stata
scelta dalla commissione e, soddisfatto, tornò a casa dove si mise subito al lavoro.
Nei giorni seguenti si mise più volte in contatto con l'assessorato, per i dettagli della campagna:
"Parlavo sempre con una bella donna, mora, con i capelli corti, e anche con il marito: entrambi lavoravano
in assessorato. Così una sera ho pensato di invitarli a cena dalle mie parti, al Flipot, dove porto
spesso i miei clienti. Il proprietario è un amico e mi fa un buon prezzo". Quella sera al
ristorante si presentò anche Ciriaco Ferro: "L'ho incontrato solo quella volta, abbiamo parlato
del più e del meno, niente che ricordi con precisione". Ma mentre i sei si trovavano a tavola
entrò un altro cliente abituale, Giovanni Rissone, allora direttore della Asl 4 di Torino, e per
caso anche amico di Angelo M. "Io non mi ero accorto che Giovanni fosse lì, ma a un certo punto
mi è squillato il telefonino e dall'altra parte era lui che diceva: "Cosa ci fai a tavola con
quelli li?". Giovanni voleva che loro sapessero che li aveva visti perché poco dopo proprietario
del Flipot è arrivato con una bottiglia di Champagne e ha detto: "Questa la offre Rissone". Ho
notato a quel punto un certo imbarazzo".
Qualche giorno dopo, la richiesta della tangente: "L'uomo che avevo visto in assessorato e che ben
conoscevo mi ha aspettato sotto l'ufficio e mi ha chiesto tre milioni di lire, mi ha fatto capire che si
trattava della tangente per quella gara, il dieci per cento andava più che bene". "Ho tardato
qualche giorno racconta - e quell'uomo è tornato alla carica, questa volta assieme a un'altra
persona, e mi ha detto che se avessi aspettato ancora molto avrei rischiato che mi succedesse qualcosa
di brutto. Non si può immaginare quanto ci si senta arrabbiati e impotenti in una situazione
così. Ho dato loro quelle sei maledette banconote da cinquecentomila. Ma è stato difficile.
E adesso che le cose stanno venendo fuori sono disposto a raccontare tutto ciò che so ai
magistrati".
Ottavia Giustetti
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