GIOVANNIRISSONE
PSICHIATRA
MANAGER DELLA SANITÀ PUBBLICA E DELL'EMERGENZA
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Giovanni Rissone - Manager della sanità pubblica e dell'emergenza
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Giovanni Rissone - Una vita da matto vestito da dottore

Rassegna stampa su Giovanni Rissone


da La Stampa del 11-06-2000

Ha lasciato il Giovanni Bosco e costretto i medici a interrompere le terapie anti-cancro

"Mi avete salvato, ora torno a casa"

Già in Albania il giovane operato di tumore al viso

Clicca per scaricare l'articolo originale (formato pdf) Ha interrotto la cura anti-tumore ed è tornato in Albania. Zamir Cunay, il giovane di 24 anni sottoposto a fine marzo al San Giovanni Bosco a un intervento chirurgico eccezionale, ha lasciato nei giorni scorsi l'ospedale, dopo aver firmato il foglio di dimissioni che libera i medici da qualsiasi responsabilità: "Voglio rivedere i miei genitori, la mia fidanzata. Non riesco più a stare lontano da loro e dal mio Paese". Era arrivato in Italia da clandestino, a bordo di un gommone, pagando un milione per il viaggio, sapendo di essere condannato a morte se avesse atteso i tempi della burocrazia e di un viaggio regolare per la salvezza: 27 ore in camera operatoria per l'asportazione di un gigantesco tumore al volto. Cunay a Torino avrebbe dovuto completare un ciclo combinato di chemio e radioterapia per scongiurare il pericolo di una recidiva: i chirurghi di piazza Donatori di sangue hanno tentato inutilmente di convincerlo a restare, ma di fronte alla liberatoria non hanno potuto trattenerlo oltre. "Il lunghissimo intervento che abbiamo portato a termine - spiega il dottor Fabio Beatrice - è tecnicamente riuscito. Ma il pericolo, quando ci si trova di fronte a tumori così devastanti, che il sarcoma possa ricomparire altrove, a livello osseo, polmonare o cerebrale. È per questa ragione che si continua con la chemio e la radioterapia". Per la verità, precisano i medici del Giovanni Bosco, "il sistema immunitario del paziente non aveva reagito al ciclo iniziale di terapia, prima dell'intervento, quindi anche la prosecuzione della cura avrebbe potuto rivelarsi inutile".
Un intervento davvero straordinario, quello che ha salvato la vita al giovane albanese. Iniziato alle 8 di mattina del 29 marzo si è concluso alle 11 del giorno successivo: dieci équipe, trentadue medici, quindici infermieri e una staffetta di microchirurghi per asportare un tumore più grosso di un pugno "aggrappato" alla carotide e ricostruire poi la guancia sinistra con parti di grasso dell'intestino, la mandibola con il perone, il mento con lembi di torace e di schiena. "Una delle poche operazioni di questo tipo al mondo, forse la prima in Europa", ribadiscono al Giovanni Bosco. Per irrorare il volto da ricostruire sono state prelevate durante l'autotrapianto anche vene e arterie, oltre alla cute. E per fortuna è stato possibile salvare il bulbo oculare, unica parte del volto malato scampata alla demolizione del bisturi e all'opera di ricostruzione dei medici maxillofacciali diretti dal primario Luigi Solazzo.
Zamir a già in Albania. Il costo dell'intervento sarà sostenuto dal suo Paese. "Non è detto - concludono i medici del Giovanni Bosco - che il ragazzo torni a Torino, se le sue condizioni dovessero peggiorare. Andandosene ci ha detto "Se starò male ci rivedremo"".
Marco Accossato

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