GIOVANNIRISSONE
PSICHIATRA
MANAGER DELLA SANITÀ PUBBLICA E DELL'EMERGENZA
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Giovanni Rissone - Manager della sanità pubblica e dell'emergenza
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Giovanni Rissone - Una vita da matto vestito da dottore

Rassegna stampa su Giovanni Rissone


da La Stampa del 13-06-1999

Iniziativa-pilota al Giovanni Bosco con dottori capaci di affrontare ogni emergenza

Arrivano i "medici in prima linea"

Pronto soccorso più efficiente

Clicca per scaricare l'articolo originale (formato pdf) Nasce al Giovanni Bosco il "medico della prima ora". Un dottore sul modello americano di "E.R.", in grado di affrontare - esattamente come i "Medici in prima linea" della celebre serie televisiva - qualsiasi tipo di emergenza, dalla pediatria alla ginecologia, dalla piccola ortopedia alla rianimazione. Venticinque dottori dell'ospedale di piazza Donatori di Sangue (5 dei quali destinati alle ambulanze di Soccorso Avanzato) seguiranno dal prossimo fine novembre un corso di quattro mesi che avrà come insegnanti i migliori specialisti nei diversi rami, provenienti da centri italiani, europei e americani. "E alla fine dell'addestramento - garantisce il direttore generale dell'Asl 4, Giovanni Rissone - tutti i "nuovi" medici saranno in grado di effettuare anche le manovre di rianimazione che oggi sono delegate esclusivamente gli anestesisti".
Non è un caso che la notizia sia stata data all'indomani della denuncia fatta da un impiegato di Settimo Torinese contro il pronto soccorso del Giovanni Bosco. Per la mancanza di un ortopedico e di un radiologo in pronto soccorso, Dario Galli, 37 anni, è stato dimesso con una frattura fra ginocchio e tibia non rilevata dal chirurgo di turno: "Grazie al medico super-specializzato che conosce ed è in grado di affrontare l'essenza di ogni specialità - sostiene Rissone - eviteremo in futuro questo genere di incidenti legati alla carenza cronica di specialisti in organico". Un ferito, qualunque ferito, potrà insomma presto contare, al Giovanni Bosco, su un pronto soccorso più efficiente e tempestivo.
Coordinatori del progetto-pilota sono il professor Federico Oliveri, primario di Medicina d'urgenza dell'Asl 4 (un allievo del professor Garetto), il dottor Enrico Visetti, anestesista-rianimatore, futuro direttore del Dipartimento di emergenza dell'ospedale, e un docente della Facoltà di Medicina di Roma. I venticinque medici del Giovanni Bosco parteciperanno ai corsi suddivisi a gruppi. Concretamente, dunque, ci vorrà ancora almeno un anno e mezzo perché il progetto diventi realtà. "Nel frattempo - annuncia Rissone - copriremo da subito ventiquattr'ore su ventiquattro i turni di radiologia per il pronto soccorso, e, entro fine anno, inaugureremo per il "triage" i servizi di Cardiochirurgia e Neurochirurgia".
Quando i "medici della prima ore" entreranno finalmente in servizio, il Giovanni Bosco (85 mila passaggi l'anno in pronto soccorso, punto di riferimento per la zona di Torino Nord) potrà contare anche sul nuovo Dea, e su una base destinata all'elisoccorso del "118", fra via Botticelli e strada Arrivore.
Ma sera davvero rivoluzione del soccorso? Secondo il dottor Rissone sì, nessun dubbio, anche se i costi dell'operazione sono ancora in fase di definizione. "Un solo medico in grado di affrontare qualunque tipo di soccorso prima di indirizzare il malato in un centro specializzato significa risparmiare tempo in ambulanza e tempo in ospedale al momento della prima visite". Stessa tesi sostenuta soltanto lo scorso novembre da Ron Walls, del Dipartimento di emergenza del Brigham and Women's Hospital di Boston, che in un convegno nazionale organizzato alle Molinette tuonò contro il nostro sistema di pronto intervento: "In molti ospedali italiani - accuse, creando parecchio scalpore - un anestesista chiamato in pronto soccorso impiega oltre venti minuti ad arrivare. Ma siccome la morte cerebrale sopraggiunge dopo appena quattro minuti, significa che un paziente grave nel frattempo può morire cinque volte".
Marco Accossato

Federazione Ortopedici

Il presidente è Gallinaro

Il professor Paolo Gallinaro, direttore della seconda clinica ortopedica al Cto, è stato eletto presidente della Federazione delle Società nazionali di ortopedia. Una votazione all'unanimità, di tutti i 35 delegati dei Paesi membri: Gallinaro resterà ai vertici della Federazione nel biennio 2000-2001, quando Torino diventerà capitale dell'ortopedia ospitando, in autunno, il primo convegno mondiale del terzo millennio. Gallinaro, 62 anni, dirige la clinica di ortopedia a Torino dal '77, dopo un anno trascorso a Parma. La presidenza della Federazione delle Società nazionali di ortopedia (peraltro annunciata già alcuni mesi fa) non è l'unica importante nomina che gli è stata conferita per il futuro: nel 2001, alla soglia della scadenza del mandato, sarà anche presidente di un Congresso europeo in programma a Rodi.

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