Rassegna stampa su Giovanni Rissone
da La Stampa del 09-01-1999
Ma la direzione del Giovanni Bosco replica: non c'è una impennata di furti o violenze.
Emergenza drogati in ospedale. Il pronto soccorso la notte diventa un rifugio
Il pronto soccorso, la notte. Gente che sta male sul serio, gente che si presenta soprattutto
perché, alle due di mattino, qualunque disturbo diventa più grosso a più spaventoso.
Ma anche punto d'attrazione di disperati. Una lettrice de La Stampa protesta, in una lettera a Specchio
dei Tempi se la prende con il Giovanni Bosco: "I tossicodipendenti vanno su e giù con l'ascensore,
chiedono soldi, fumano, spaccano gettoniere e distributori di caffè, rubano ai malati, e persino ai
morti". La direzione dell'ospedale dice: "Non esageriamo". Ma ammette che "Il problema esiste. Abbiamo il
più alto numero di tossicomani del Piemonte. E d'inverno cresce, sul nostro e su tutti gli
ospedali, la pressione di chi non ha casa. Barboni che cercano un posto caldo dove dormire, tossici e
derelitti che ronzano attorno alle luci accese del "pronto" per fare la colletta, o anche solo per bere un
caffè a basso prezzo ai distributori automatici". Giulio Fornero, direttore sanitario dell'Asl 4, e
il direttore sanitario del Giovanni Bosco Nicola Giorgione, dicono che i furti, in questo e in altri
ospedali, ci sono sempre stati. Quelli di attrezzature, ma anche quelli, ancora più vili, messi a
segno ai danni dei pazienti, che nascondono nei comodini le dieci o le venti mila lire per comprarsi una
bottiglia d'acqua o telefonare ai parenti. "Ma non c'è un'impennata di furti, o di altri episodi
spiacevoli, in questo periodo. E, dati alla mano, possiamo dimostrare che avvengono soprattutto di giorno,
durante l'orario di visita". È in quel momento della giornata, che i malati lasciano le camera per
fare due passi in corridoio con i parenti, e che si mescolano ai visitatori i borseggiatori. Spiega il
direttore generale dell'Asl 4, Giovanni Rissone: "È inevitabile che, con le temperature sotto zero,
chi non ha casa cerchi di stare al caldo. Noi, di fronte a questo problema, tuteliamo i ricoverati con un
servizio d'ordine interno, tramite i nostri custodi. In più, paghiamo una ditta privata di vigilanti,
che garantisce la presenza di due persona a notte: girano armati, e fanno ronde continue all'interno
dell'ospedale e nei cortili. Hanno il compito di allontanare chi venga scoperto nei reparti - che comunque,
la notte, sono chiusi - al di fuori dell'orario di visita. Infine, accanto al pronto soccorso c'è il
presidia fisso della Polizia di Stato. Più di questo, non riteniamo giusto fare. L'ospedale non
è un carcere. Fino allo scorso anno avevamo guardie armate anche durante il giorno, all'accettazione.
Abbiamo deciso di limitare le ronde alla notte: preferiamo che durante la giornata i pazienti vengano
accolti da una persona sorridente, piuttosto che da un "pistolero"". Fornero, Rissone, Giorgione, e il
primario del Sert (il Servizio per le tossicodipendenze) Augusto Consoli, ci tengono però a ribadire
un punto: "Fanno capo al nostro ospedale quartieri come Falchera o Barriera di Milano: il nostro Sert ha in
carico il più alto numero di tossicomani del Piemonte, ed è inevitabile che questa gente
faccia capo all'ospedale, nel bene a nel male, anche la notte. Per loro, che lo si voglia o no, è un
punto di riferimento. Noi siamo certamente tra le Asl più attive, su questo fronte. Ma il problema
vero è che la tossicodipendenza non può essere affrontata come un tema di ordine pubblico,
né può essere considerata un fatto limitato a questo ospedale. È un guaio che va posto
come problema della collettività. Un fatto che interessa tutta la città, sul quale tutti
dobbiamo porci delle domande".
(g. fav.)
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