GIOVANNIRISSONE
PSICHIATRA
MANAGER DELLA SANITÀ PUBBLICA E DELL'EMERGENZA
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Giovanni Rissone - Manager della sanità pubblica e dell'emergenza
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Giovanni Rissone - Una vita da matto vestito da dottore

Rassegna stampa su Giovanni Rissone

da L'Eco del Chisone del 13-12-1984

Meno male che ci sono i matti

Clicca per scaricare l'articolo originale (formato pdf) Avevo pensato di scrivere della Comunità Terapeutica che ha preso il via mercoledì 28 novembre 1984 in una parte della struttura alberghiera di Villa Olanda a Luserna San Giovanni.
Mi sembrava importante informare su quanto si stava facendo per la Salute Mentale anche nella nostra Ussl, la Val Pellice, e dire, con una certa soddisfazione, considerate le fatiche e le difficoltà affrontate e superate, che da noi i principi del far salute mentale espresso della 180 erano in fase di avanzata realizzazione (manca infatti solo più la "Casa Basaglia", che peraltro è in fase di attuazione).
Rinvio però di contribuire al dibattito scientifico, anche se molto interessante perché questa è una comunità "partita" con un gruppo non omogeneo di persone (ne per fascia di età ne per situazione storica e socio-psicopatologica) ed è integrata con tutti gli altri servizi dell'Ussl, in primis con i medici di base con cui verrà utilizzata la cartella orientata per problemi.
Alcuni fatti che si sono verificati mi spingono a parlare di loro, dei "matti". Voglio ringraziarli.
Voglio dire grazie in particolare alle venti Signore ospiti della Comunità, alla loro autenticità sofferente, alla loro dignitosa forza di vivere le loro paure, le loro angosce, le loro insoddisfazioni, la noia quotidiana, estranee dallo squallore apertamente o silenziosamente violento di chi ha bisogno di distinzioni nette, fisiche, murarie, sociali, psicologiche da loro per sentirsi sicuri, avere una identità di

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tre), contro la cultura del manicomio, quella paura del matto, quel rifiuto della solidarietà, della comprensione, quell'indifferenza più o meno mascherata, contro quel modo di pensare per cui riaprire i manicomi e negarvi dentro la sofferenza, va bene.
Stare con voi in comunità, con i vostri problemi, la vostra autenticità, la solidarietà tra di voi con chi stava più male, le vostre simpatiche gelosie, la gioia di vivere non più in stanze d'ospedale, ma con mobili "casalinghi", vostri, mi ha rasserenato.
Vedere il vostro felice stupore perché, stupiti a nostra volta, non volevamo alla sera ritirare gli accendini e le scatole di fiammiferi che un comportamento, che vi era stato indotto, vi faceva vivere questo fatto assurdo come normale, mi ha dato forza.
Abbiamo fiducia in voi, abbiamo fiducia nella vita: nella lotta per la libertà. Non siamo dei pentiti. Voi con i vostri fatti ci date l'energia per continuare. Non rinunceremo certo a stare dalla vostra parte. Mettiamo a disposizione quello che sappiamo, il nostro potere, per darvi forza, voce, come sappiamo, come Franco Basaglia ci ha insegnato.
Parleremo di quello che di fatto succede.
Parleremo di quei particolari, di quegli avvenimenti della vita quotidiana, contro le generalizzazioni, l'astrattezza del solo dire, per la difficoltà concreta del fare, del cambiare.
Vivremo globalmente le contraddizioni della vita contro la dicotomia tra sano e malato, ci esporremo quindi sempre di più.
Venti, trenta anni di esclusione di tipo manicomiale, di repressione, ci sono, ma il fatto che ci sia in voi ancora voglia di vivere ci aiuta, cercheremo di inventare la vita, nel quotidiano, con voi, per quanto possibile, partendo dal ridarvi quello che vi è stato tolto, compresi i vostri soldi.
Vi ringrazio perché la vostra storia, la vostra vita, i vostri fatti ci arricchiscono e danno forza contro l'ingiustizia e l'arroganza di certi poteri anche "scientifici", di chi sa, con sicurezza, dire di fare, negando poi gli strumenti e le risorse, perché necessarie per missili e compensare furti e mancati contributi previdenziali. Non stiamo dietro una scrivania a farci soldi ed a giudicarvi e sostenere poi, negando la povertà del nostro punto di osservazione, che siete diverse e incomprensibili ed imprevedibili.
State certe: siete più semplici, più comprensibili, prevedibili, accettabili di chi dice che il matto non lo è e bisogna tenerlo, custodirlo.
Non accettiamo né accetteremo mai di rinunciare alle nostre libertà: aiutarvi, per le vostre e rispettarle a una garanzia per noi di essere liberi ed aiutati seriamente.
Andremo avanti insieme, con le nostre paure, bisogni,

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del vostro bisogno di cura, cioè di liberta reali, di permetterci senza enfasi e retorica, di cancellare il "voi e noi" per un modesto ma più intenso e ricco noi, solamente, semplicemente.
Per le persone del servizio salute mentale
Giovanni Rissone
Psichiatra - Coordinatore Sanitario - Ussl 43 - Val Pellice


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